Il price cap come forma di regolamentazione del mercato del gas

Riguardo il “price cap” è notizia che circola in questi giorni sui principali canali mediatici che gli stati europei stanno valutando di introdurre, fra le misure di sostegno, un tetto temporaneo al prezzo del gas importato e utilizzato per fronteggiare la politica estera russa, la quale sta sfruttando la questione energetica quale “controffensiva” per minare il supporto che molte nazioni stanno offrendo al conflitto bellico internazionale in atto in Ucraina.

Quella che è ormai comunemente definita “price cap“, letteralmente “limite del prezzo”, è, in realtà, una delle possibili soluzioni che gli Stati dell’Unione europea vorrebbero adottare per contrastare il caro energia e i rincari delle bollette che stanno subendo la maggior parte dei consumatori.

Si tratta di uno strumento regolatorio che, ponendo un limite al prezzo di acquisto della materia prima, consente al consumatore finale di pagare un prezzo che non potrà mai essere superiore alla soglia prestabilita; in caso contrario, la differenza è posta a carico dello Stato.

La questione della previsione di un limite al prezzo sull’importazione per ogni megawatt/ora di combustibile è stata affrontata, attivamente, già nel corso di recenti sedute parlamentari italiane, durante le quali si è posto un raffronto con la strategia industriale ed energetica introdotta recentemente in Spagna e Portogallo (vedasi l’interrogazione parlamentare del giorno 28.4.2022, n. 5-07973 recante “Iniziative per tenere a freno il prezzo del gas al fine di ridurre i costi di generazione elettrica“).

Il Governo italiano, già in quella sede, evidenziava che la situazione italiana è diversa da quella della penisola iberica e che gli Stati europei sono comunque interconnessi in materia energetica e che la problematica del price cap del gas, dunque, costituisce un aspetto comune ed attuale (int. parlamentare n. 5-07973 del 28.4.2022).

In quella sede, in particolare, si evidenziava che l’applicazione di un “cap” nazionale, quindi, non era strada percorribile in quanto l’efficacia delle azioni intraprese in sede nazionale non possono che dipendere anche (e soprattutto) dal coordinamento delle politiche energetiche a livello europeo, in quanto alcune misure, come quelle del “cap” sui prezzi del gas naturale e sul disaccoppiamento del mercato dell’energia elettrica dal mercato del gas naturale, necessitano di interventi comunitari sul funzionamento dei mercati energetici sempre più integrati.
Proprio a tal fine, il rappresentante del Governo preannunciava che “l’Italia si è fatta promotrice di istituire un <<price cap “europeo”>> (rif. int. parlamentare n. 5-07973 del 28.4.2022).

Quanto preannunciato si è poi verificato.

Nel corso della riunione del G7 tenutasi a Berlino lo scorso 2.9.2022, i Ministri delle finanze hanno discusso delle politiche energetiche e degli effetti conseguenti al conflitto bellico internazionale in atto, promuovendo l’introduzione di un “price cap” per l’acquisto del gas russo al fine di ridurre certamente le entrate russe (indispensabili al finanziamento del conflitto, in aggiunta alle numerose sanzioni già applicate), ma soprattutto per scoraggiare l’aumento incontrollato dei prezzi del gas per i Paesi a basso e medio reddito, i quali stanno già subendo gli effetti negativi delle importazioni (a questo link la consultazione integrale del documento adottato).

Lo strumento del “price cup” non è nuovo al nostro ordinamento essendo già noto e sperimentato nell’ambito della regolazione tariffaria dei servizi di distribuzione e misura del gas.

La giurisprudenza amministrativa, più volte investita delle questioni inerenti le modalità di funzionamento del meccanismo regolatorio da parte degli operatori del settore, seppur declinato in una visione interna del mercato, ha avuto modo di chiarire che “… il sistema di price cup costituisce(a) un utile strumento per stimolare il recupero di efficienza degli operatori economici del settore: la riduzione, infatti, dei costi unitari che vengono riconosciuti alle imprese rappresenta per esse uno stimolo ad innescare meccanismi virtuosi di aumento dell’efficienza … il sistema del price cup risulta <<uno strumento essenziale per stimolare il recupero di efficienza, incentivando le imprese ad attivare azioni di riduzione dei costi con obiettivi ed effetti anche superiori al tasso prefissato … al fine di trattenere i maggiori recuperi di produttività all’interno dell’azienda stessa a titolo di profitto>> …” (Tar Lombardia Sez. II, 18.4.2019, n. 881, così come riformata da Cons. St. Sez. VI, 11.1.2021, n. 341).

Il giorno 6.9.2022 il Ministero della transizione ecologica ha reso noto il piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturali che prevede la promozione di una serie di iniziative finalizzate a diversificare la provenienza della materia prima e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.

Le prospettive dell’introduzione di tale strumento appaiono buone, ma è necessario che ad esse si affianchino ulteriori strumenti atti a ridurre la dipendenza di combustibile dall’estero, privilegiando le fonti rinnovabili di produzione di energia elettrica.