Il Superbonus è morto, Viva il Superbonus

Istruzioni per la lettura: immaginate una musica come sottofondo, tipo il tema del film “missing – scomparsa” del 1982 – di seguito il link su youtube: https://www.youtube.com/watch?v=u_NRgcZcNRI

Il superBonus è una misura che  – più o meno – esisteva già da prima del Covid-19. L’elemento di novità nel 2020, post lockdown, è stato l’innalzamento del contributo fino al 110% ma soprattutto la possibilità di cessione del credito fiscale (anche nella forma dello sconto in fattura): questo ha fatto sì che il credito derivante da tali incentivi fiscali potesse “circolare” quasi come moneta, consentendo di eseguire i lavori senza nessuna (o quasi) anticipazione economica da parte di tutti i soggetti, compresi quelli meno capienti sotto il profilo fiscale.

Il “freno” o “contrappeso” pensato dal Governo di allora, per evitare che lo Stato andasse subito in default, risiedeva nella regolarità edilizia, che per l’appunto costituiva il limite all’accesso a tali incentivi, così come previsto dal famigerato art. 49 d.p.r. 380/2001. Per quanto discutibile, un tale strumento rappresentava un chiaro messaggio anche politico: solo chi è in regola, accede ai bonus.

Un tale strumento ha comunque fatto sì che tale sistema di incentivi rimanesse “limitato” nel primo anno, in particolare per via delle difficoltà amministrative nel reperire la documentazione utile a comprovare la legittimità edilizio dell’intervento. Tuttavia, in quel frangente, nessuno ha mai pensato ad un sistema per velocizzare l’accesso ai documenti per comprovare la legittimità urbanistica dell’immobile ove si sarebbe dovuto intervenire.

Nel luglio 2021, complice anche l’arrivo della prima rata di PNRR, il nuovo Governo decide di “sdoganare” le regolarità edilizia, introducendo la nuova CILAS e sbloccando così l’esecuzione degli interventi in superBonus e l’accesso agli incentivi: partendo tantissimi interventi, proporzionale e fisiologicamente sono aumentate le problematiche, le irregolarità e le violazioni di legge.

Il Governo corre ai ripari e nel novembre 2021 pubblica una serie di decreti antifrode,per cercare di limitare abusi e irregolarità, con l’effetto però di pregiudicare l’efficacia di tale misura: in particolare, le limitazioni della cessione del credito ai solo organismi finanziari ha consegnato il coltello dalla parte del manico a questi ultimi, frustrando di fatto quello di buono e innovativo c’era in questa misura come pensata nel 2020.

Per l’effetto, gli istituiti finanziari,  decidendo  se acquistare il credito fiscale, a che prezzo e a che condizioni, hanno messo sotto scatto le imprese; quest’ultime, a loro volta, hanno messo sotto scacco i condominii così come tutti i committenti, dal momento che erano loro a  decidere se eseguire i lavori mediante sconto in fattura, a che prezzo e a che condizioni. I committenti, dal canto loro, pur di fare i lavori a costo zero, erano pronti ad accettare qualsiasi condizione. Il tutto, con l’effetto di una tale totale distorsione del mercato e degli equilibri fra i vari operatori.

A seguito della graduale “chiusura dei rubinetti” da parte degli istituiti finanziari nell’estate-autunno 2022, il nuovo Governo interviene a novembre “a sorpresa”: però, invece di “sbloccare” la circolazione dei crediti fiscali o prevedere dei nuovi strumenti per l’acquisto degli stessi da parte di altri soggetti, decide improvvisamente di cambiare le regole, fissando nuove percentuali e nuove termini per l’accesso agli incentivi. Per l’effetto, tutti a correre a depositare la CILAS entro 25 novembre 2022.

Ed arriviamo alla nuova sorpresa del 16.2.2023 : il credito fiscale non può più circolare. L’elemento più innovativo della misura viene di fatto eliminato, riportandoci indietro a prima del Covid-19, coerentemente con l’ormai totale ritorno alla “normalità”.

In conclusione, si è persa una grande occasione con una misura che, con i giusti correttivi e soprattutto con i giusti controlli, avrebbe potuto funzionare e avrebbe portato ad un vero e netto miglioramento del patrimonio edilizio italiano.  Lo Stato non è stato in grado di tenere un percorso unitario, ma più di una volta ha proceduto a sterzate e cambi di direzione improvvisi, non cogliendo ogni volta il vero problema della questione,.

La sensazione: il ricordo di scuola, quando un bambino faceva confusione e l’intera classe veniva messa in punizione.