Ue: il “Digital Services Act” e l’obbligo di regolare le piattaforme online

Il parlamento Europeo chiede regole a prova di futuro per i servizi digitali, comprese le piattaforme e i mercati online, e un meccanismo vincolante per far fronte ai contenuti illeciti online.

Infatti le attuali norme UE sui servizi digitali sono rimaste sostanzialmente invariate dall’adozione della direttiva e-commerce adottata venti anni fa.

Oggi, grazie al DSA (Digital Services Act), cioè il pacchetto di leggi sui servizi digitali presento dalla Commissione Europea lo scorso dicembre 2020, l’Unione europea intende plasmare l’economia digitale europea e definire le norme a livello mondiale, come successo con la protezione dei dati.

Questi i punti cardine della proposta legislativa della Commissione (sulla scorta delle iniziative del Parlamento) che porterà ad una nuova governance di internet:

 

1) Regole più severe per far fronte ai contenuti illeciti online

Tutti i fornitori di servizi digitali operanti da paesi terzi saranno tenuti a rispettare le norme sui servizi digitali, allorché i loro servizi si rivolgono anche a consumatori o utenti all’interno dell’UE.

Si propone un meccanismo c.d. di “notifica e azione” vincolante, affinché gli utenti possano notificare agli intermediari contenuti o attività potenzialmente illeciti. Ciò aiuterà gli intermediari a reagire rapidamente ed essere più trasparenti in relazione alle azioni adottate nei confronti di contenuti potenzialmente illeciti.

Gli utenti, inoltre, devono poter presentare ricorso tramite un organismo nazionale di risoluzione delle controversie.


2) Distinzione fra contenuto illecito e nocivo

Si chiede che venga fatta una precisa distinzione tra contenuto illecito e contenuto nocivo (il regime di responsabilità giuridica dovrebbe riguardare il “contenuto illecito”, solo secondo quanto definito dal diritto comunitario o nazionale).

La decisione finale sulla natura lecita o meno dei contenuti dovrebbe essere presa da un organo giuridico indipendente e non da aziende private.

I contenuti nocivi, l’incitamento all’odio e la disinformazione dovrebbero essere contrastati attraverso un obbligo di maggiore trasparenza e grazie all’alfabetizzazione mediatica e digitale.


3) Internet più sicuro per i consumatori

La Commissione, su iniziativa del Parlamento, afferma che il principio “ciò che è illegale offline lo è anche online”, così come la protezione dei consumatori e la sicurezza degli utenti, dovrebbero diventare i principi guida della normativa sui servizi digitali.

I servizi e le piattaforme di intermediazione online devono migliorare la loro capacità di individuare e rimuovere le dichiarazioni false e contrastare gli operatori commerciali disonesti, ad esempio chi vende falsi dispositivi medici o prodotti pericolosi, come accaduto durante la pandemia di COVID-19.

La Commissione ha anche recepito la richiesta del Parlamento di introdurre un nuovo principio “conosci il tuo cliente” (Know Your Business Customer), che prevede che le piattaforme controllino e blocchino le società fraudolente che utilizzano i loro servizi per vendere prodotti e contenuti illegali e non sicuri.

Inoltre, devono essere presentate delle norme specifiche per prevenire i fallimenti del mercato (anziché limitarsi a porvi rimedio) causati dalle grandi piattaforme, al fine di aprire i mercati a nuovi attori, come per esempio le start-up.


4) Rendere gli utenti meno dipendenti dagli algoritmi

Ila Commissione vuole garantire agli utenti un maggiore controllo sul contenuto cui sono esposti online, consentendo loro di disattivare la selezione automatica dei contenuti, e renderli meno dipendenti dagli algoritmi.

La pubblicità mirata deve essere regolamentata in modo più severo a favore di forme di pubblicità meno invasive e contestualizzate che richiedono quantità minori di dati e non dipendono da una precedente interazione degli utenti con i contenuti.

La legge DSA in questione dovrebbe prevedere, ove possibile, il diritto di usare i servizi digitali in modo anonimo.

Infine è necessario valutare la possibilità di istituire un’entità europea incaricata del monitoraggio e di irrogare sanzioni.


5) Diritti fondamentali online

Si invitano i fornitori di servizi digitali a ritirare i contenuti dalla rete in modo “diligente, proporzionato e non discriminatorio” al fine di salvaguardare la libertà di espressione e di informazione, nonché la privacy e la protezione dei dati personali.

 

Dunque in conclusione, la nuova normativa avrà un impatto importante sulle aziende: “Basti pensare che i colossi del web potrebbero andare incontro a sanzioni di centinaia di milioni di euro qualora, ad esempio, non rispettassero gli obblighi di controllo e rimozione di contenuti illeciti fissati dal “Digital Services Act”.

Tale normativa non porterà cambiamenti invece nell’assetto delle regole privacy dettate dalle altre leggi. Il testo prevede che l’applicazione del “Digital Services Act” non pregiudichi le norme del GDPR della Direttiva ePrivacy. Ciò significa che una sua eventuale adozione rappresenterà piuttosto un’integrazione ad alcuni obblighi già esistenti, quali, ad esempio, quello di trasparenza in materia di pubblicità personalizzata e di autovalutazione dei rischi collegati all’uso di piattaforme digitali.[i]

 

[i] https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2020/654180/EPRS_STU(2020)654180_EN.pdf