Comunità Energetiche Rinnovabili: cosa sono e perché se ne parla tanto?
Prima di rispondere alla domanda: “Comunità Energetiche Rinnovabili: cosa sono e perché se ne parla tanto?” e per anticipare la conclusione a cui speriamo porti l’adozione del tanto atteso Decreto CER, ci piace partire dalla condivisione di un dato molto interessante:
Il 30 agosto 2023 è stato pubblicato da EMBER, think tank indipendente sull’energia, l’ultimo rapporto in cui sono stati analizzati i cambiamenti nel settore energetico europeo da gennaio a giugno 2023.
La nostra attenzione è caduta su due dati:
- La produzione combustibili fossili crollata del 17% ed assestandosi al livello più basso mai registrato;
- La continua crescita dell’energia solare, con una produzione in aumento del 13% rispetto allo stesso periodo del 2022.
È in questo contesto che s’inseriscono, doverosamente, le Comunità Energetiche Rinnovabili ed il testo, di cui si attente la pubblicazione nei prossimi giorni, del così detto Decreto CER ovvero la normativa italiana con cui vengono disciplinate le modalità di incentivazione per sostenere l’energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili inseriti in configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile.
Ma cosa s’intende per Comunità Energetiche?
In realtà le CER sono solo una delle configurazioni di autoconsumo diffuso introdotte dalla Comunità Europea, ma essendo le più famose proviamo un po’ a capire come funzionano e perché sono così importanti in quella che è la doverosa transizione ecologica in atto.
Le CER altro non sono che entità giuridiche costituite su base volontaria tra liberi cittadini, pubblica amministrazione, piccole e medie imprese con l’obiettivo di esercitare collettivamente il diritto di produrre, consumare e scambiare energia rinnovabile a livello locale. L’autoconsumo diffuso!
I membri che formano una CER saranno di tre tipi: i produttori e i prosumer ovvero coloro che possono condividere con l’intera comunità l’energia elettrica prodotta e i consumatori passivi.
Quali sono i vantaggi?
L’obiettivo primario, come detto, è indubbiamente il vantaggio ambientale: non bisogna infatti dimenticare che energia condivisa è quella ottenuta dalle fonti energetiche rinnovabili, specialmente il fotovoltaico. Inoltre, le CER formatesi a livello locale, evitando le spese connesse al trasporto dell’energia e beneficiando di una serie di incentivi consento ai membri di beneficiare di una riduzione dei costi energetici.
È proprio rispetto al regime incentivale che s’inserisce il tanto atteso Decreto CER che definirà finalmente il definitivo regime incentivale per la realizzazione delle CER.
Nel concreto il Decreto prevede due forme di agevolazioni: un incentivo in tariffa rivolto a tutto il territorio nazionale e comportante un risparmio sui costi dell’energia prodotta da chi costituisce la Comunità e una tariffa incentivante sull’energia condivisa e un contributo a fondo perduto (fino al 40% dell’investimento) per i soli Comuni con meno di 5 mila abitanti. Pur rimanendo in attesa della pubblicazione del Decreto ed il conseguente aggiornamento delle regole “tecniche” da parte del Gestore dei Servizi Energetici (Gse), l’approvazione del Decreto CER sembra davvero aver finalmente sboccato la creazione delle CER che in effetti in Italia per ora è stata alquanto ridotta.
Che sia il 2024 non solo l’anno di pubblicazione ma anche quello in cui grazie all’autoconsumo e alle CER si arrivi ad un’ancora più esponenziale crescita delle FER per giunta grazie ad una produzione locale dal basso?