Diffamazione e violazione della privacy: Google condannato a deindicizzare e risarcire il danno.

Diffamazione e violazione della privacy: Google condannato a deindicizzare e risarcire il danno.

Non solo quando sussista il diritto all’oblìo (nuova figura inserita dal GDPR, anche detto diritto alla cancellazione dei dati) ma anche in caso di diffamazione si può ottenere la deindicizzazione dei contenuti lesivi del diritto all’onore e della reputazione dai motori di ricerca (quali Google) ed il risarcimento del danno.

È questa la tendenza che si sta affermando presso alcuni Tribunali, quali quello di Milano, in materia di tutela della reputazione e della privacy sul web.

Il Tribunale Meneghino già aveva tracciato la strada della deindicizzazione dai motori di ricerca in caso di diffamazione in un provvedimento deciso nel giugno del 2019.

Il particolare, il portale “Google LLC”, così come altri motori di ricerca, scandagliano il web attraverso applicazioni software denominate “spider”, raccolgono e memorizzano i contenuti dei siti sorgente. Successivamente, attraverso un algoritmo molto complesso, i contenuti vengono messi a disposizione degli utenti sulla base delle chiavi di ricerca immesse dagli utenti stessi. Insomma, l’autonomia del trattamento dei dati sta proprio in questo: Google LLC raccoglie i contenuti del web e li restituisce agli utenti sulla base di un software segretissimo.

Il Tribunale di Milano dunque recentemente, con sentenza del 24 gennaio 2020, perviene a questa conclusione: “Se – come è pacifico – l’associazione tra il nome del ricorrente e i siti in cui lo stesso è definito mafioso è opera del software messo a punto appositamente e adottato da Google […] non può che conseguirne la diretta addebitabilità alla società, a titolo di responsabilità extracontrattuale, degli eventuali effetti negativi che l’applicazione di tale sistema per il trattamento dei dati dell’interessato può determinare[1]

In pratica, quindi, la società che gestisce un motore di ricerca (come nel caso di specie Google) è titolare autonomo, quale provider di servizi di aggregazione ed indicizzazione dei dati. Per cui, ricevuta la richiesta di deindicizzazione corredata da sentenza passata in giudicato relativa ad una condanna per diffamazione (comprovante quindi la falsità delle notizie contenute nei siti sorgente), Google LLC avrebbe dovuto provvedere alla deindicizzazione del dato personale rispetto ai siti sorgente propinanti notizie diffamatorie.

Non avendolo fatto, è stata condannata a risarcire il danno.

[1] Tribunale di Milano, Sez. I, 24 gennaio 2020.