Ecomafie 2023: le preoccupazioni nel rapporto di Legambiente.

84 (ottantaquattro). Nessun riferimento alla smorfia napoletana (che agli occhi dei più attenti rappresenta l’edificio di culto nel cristianesimo), bensì è il numero di reati ambientali (ecomafie) che ogni giorno si commettono (e che, con ogni probabilità, oggi sono stati commessi).

Il rapporto edito da Legambiente e reso pubblico martedì 11 luglio 2023 è chiaro: nel 2022 non si arresta la morsa delle ecomafie; i reati contro l’ambiente sono in costante crescita e, osservando la filiera produttiva nel 2022, quelli dell’abusivismo edilizio e degli appalti sono i settori economici in cui è stato registrato un incremento maggiore.

Non a caso quello l’edilizia, pubblica o privata quale essa sia, ha da sempre rappresentato il settore trainante dell’economia nazionale.

In passato ci siamo occupati della questione ambientale sotto il profilo della tutela che l’ordinamento giuridico accorda ai singoli riguardo gli strumenti risarcitori azionabili, evidenziando come l’ordinamento interno risulti alquanto lacunoso (qui il link della news per una consultazione integrale).

L’associazione ambientalista (forse sarebbe riduttivo definirla così) Legambiente, annualmente, elabora un documento di sintesi che riepiloga il numero di fattispecie delittuose ed illeciti amministrativi che si commettono nel nostro territorio sul fronte ambientale.

Nel nostro ordinamento giuridico, oltre al d.lgs. 152/2006 e s.m.i. recante norme in materia ambientale, le fattispecie delittuose sono state previste con la legge 22 maggio 2015, n. 68, la quale ha introdotto con l’art. 1 il titolo VI-bis del codice penale, rubricato specificatamente Dei delitti contro l’ambiente, con il chiaro obiettivo di garantire una maggior tutela alla componente ambientale laddove la stessa risulti essere compromessa, ad esempio, a seguito di inquinamento.

Il dossier Legambiente 2023 contiene dei dati allarmanti: il numero di reati ed illeciti amministrativi risulta essere in constante crescita, segno che il cd. “virus della corruzione ambientale” è ampiamente diffuso e le attuali forme di tutela non risultano essere particolarmente efficienti.

Basti pensare, stando al contenuto del dossier, che a pesare sono, non solo il business dell’edilizia abusiva, ma anche i reati contro la fauna, il ciclo illegale dei rifiuti ed i reati legati a roghi dolosi e colposi.

In tal contesto, sempre secondo il dossier Legambiente, parrebbe avere un “peso” alquanto significativo anche il numero dei Comuni sciolti per mafia e la crescita dell’associazioni criminali che incrementano la “filiera” delle ecomafie.

Si tratta di dati di fondamentale importanza, non solo per il fatto che fotografano la realtà ambientale esistente, ma altresì consentono di cogliere la pericolosità del problema che espone la salute umana ad una serie di pregiudizi irreversibili; per questa ragione, è la stessa Associazione ad affermare quali sono gli strumenti da mettere in campo: “Per Legambiente quella contro l’ecomafia è una doppia sfida, che si può vincere da un lato rafforzando le attività di prevenzione e di controllo nel nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza; dall’altro mettendo mano con urgenza, a partire dall’Europa, a un quadro normativo condiviso su scala internazionale, con cui affrontare una criminalità organizzata ambientale che non conosce confini. Dieci le proposte di modifica normativa presentate oggi dall’associazione ambientalista per rendere più efficace l’azione delle istituzioni a partire dall’approvazione delle riforme che mancano all’appello, anche in vista della prossima direttiva Ue sui crimini ambientali, di cui l’Italia deve sostenere con forza l’approvazione entro l’attuale legislatura europea“.

Le parole suonano come un avvertimento rivolto al legislatore: per un verso, le misure di prevenzione atte a scongiurare il verificarsi di tali eventi sono insufficienti, per altro verso, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (che nel settore ambientale ha riposto buona parte delle proprie risorse) potrebbe rappresentare un nuovo traguardo verso una significativa riduzione del numero dei reati.

Certamente, le azioni concrete devono adottarsi già al livello “di prossimità”: i piccoli gesti quotidiani, quale ad esempio il corretto conferimento dei rifiuti domestici, possono certamente contribuire a raggiungere il traguardo sperato, auspicando di raggiungere quello che nella smorfia è il numero che, per eccellenza, rappresenta il nostro Paese: il numero 1 ossia l’Italia, la Patria (nb: lo 0, purtroppo, non è contemplato nella smorfia, ma sarebbe il vero traguardo da raggiungere!).

(Comunicato stampa Legambiente)