Il decreto aiuti ter per contrastare il caro energia

Il tema energetico è ormai al centro dell’attenzione a causa degli aumenti che, giornalmente, si registrano in relazione ai costi di acquisto della materia prima.

Di recente abbiamo affrontato il tema del cd. “price cap” (qui il link della news per un approfondimento) sul gas quale strumento di regolamentazione del mercato: tuttavia, gli ultimi orientamenti espressi dalla maggioranza dei Paesi europei sembrano dirigersi verso l’adozione di nuove misure di contrasto, alcune delle quali basate su una riduzione della domanda di energia, altre sulle tradizionali forme di contributo di solidarietà (in questo senso, la Germania ha previsto un piano straordinario di aiuti da 200 miliardi contro i rincari).

Il legislatore italiano, sulla falsariga di quanto sta accadendo all’interno degli altri Stat membri dell’UE, è corso ai ripari introducendo il decreto – legge 23 settembre 2022, n. 144, contenente, per quanto di interesse, delle misure urgenti in materia di politica energetica, produttività delle imprese, politiche sociali.

Il cd. “decreto aiuti ter” interviene, dunque, in un momento di straordinaria necessità ed urgenza connessa agli effetti economici della grave crisi internazionale in atto, il cui obiettivo dichiarato è quello di introdurre misure di sostegno per cittadini ed imprese per contenere gli effetti derivanti dall’aumento del costo dell’energia e dei carburanti.

Misure che, ogni probabilità, sono indispensabili in vista dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) in materia di ambiente ed energia e che saranno al centro dell’attenzione del prossimo Governo.

Le disposizioni del d.l. 44/2022 che meritano un richiamo sono contenute nel Capo I del citato decreto, rubricato specificatamente “Misure in materia di energia elettrica, gas naturale e carburanti”:

  • l’art. 1 introduce un contributo straordinario, sotto forma di credito di imposta, in favore delle imprese per l’acquisto di energia elettrica e di gas naturale, la cui particolarità è che gli stessi crediti sono cedibili, solo per intero, dalle imprese beneficiarie ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari;
  • l’art. 3 prevede misure a supporto delle imprese colpite dall’aumento dei prezzi dell’energia tramite concessione, a titolo gratuito, di garanzie prestate da SACE SpA nelle ipotesi in cui le imprese abbiano fatto ricorso a misure di finanziamento per il pagamento delle fatture per consumi energetici;
  • art. 5 dispone misure straordinarie in favore degli Enti locali mediante incremento delle risorse economiche – finanziarie per la spesa di utenze di energia;
  • l’art. 10 introduce la facoltà per il Ministero dell’interno, previo accordo col Ministero della transizione ecologica, di utilizzare direttamente o tramite concessione a terzi i beni demaniali “allo scopo di contribuire alla crescita sostenibile del Paese, alla decarbonizzazione del sistema energetico e per il perseguimento della resilienza energetica nazionale”.

Scorrendo le ulteriori previsioni si nota fin da subito che l’emergenza energetica ha coinvolto tutti i settori dell’economia: disposizioni specifiche sono dettate per il settore agricolo, del trasporto pubblico locale, in materia di sport, e, non da ultimo, nel settore della cultura.

Parallelamente, il legislatore ha inteso promuovere misure concrete verso l’incremento della produzione di energia (si vedano, a tal riguardo, le previsioni riportate agli artt. 9 e 22) e di sostegno per alcune categorie di lavoratori (mediante concessione di indennità straordinarie di sostegno al reddito).

Nel complesso, le misure adottate dal legislatore appaiono varie e trasversali, ma certamente insufficienti per contrastare in misura integrale l’emergenza energetica in atto, emergenza che potrebbe avere ricadute pregiudizievoli nell’attuazione del PNRR; per tale ragione, si è ravvisata la necessità di introdurre una risposta comune dell’UE, senza lasciare l’iniziativa ai singoli Stati.

Ad oggi, tuttavia, tale risposta da parte dell’UE tarda ad arrivare: l’obiettivo di contrasto, certamente, non può raggiungersi esclusivamente attraverso forme di sostegno in materia di politiche sociali, bensì attraverso una politica strategica condivisa che riduca l’importazione della materia prima a vantaggio di una maggiore produzione locale/interna dell’energia (puntando, quanto più possibile, sulle fonti rinnovabili), affiancata da misure concrete di risparmio ed efficienza che possano contenere, in questo particolare contesto storico, gli (inammissibili) sprechi energetici.

Trattandosi di un decreto legge, il contenuto dello stesso potrà subire modifiche/aggiunte in sede di conversione.