Il piano triennale 2023 – 2025 di tutela del mare.

Si potrebbe affermare che ci troviamo nel pieno sviluppo della transizione ecologica grazie all’adozione del piano triennale 2023 – 2025 di tutela del mare.

In precedenza ci siamo occupati del correlato tema della tutela specifica delle acque (qui la consultazione integrale della news); oggi, invece, a ricevere maggior tutela è il mare.

Per la prima volta, infatti, l’Italia ha elaborato un indirizzo strategico unitario nell’ambito della politica marittima nazionale, dotandosi di un vero e proprio “Piano del mare”, uno strumento essenziale per garantire uno sviluppo sostenibile ed una visione olistica ed omogenea in tutte le filiere marittime costituenti un elemento fondamentale della crescita economica interna.

Il Piano costituisce riferimento privilegiato per gli strumenti di pianificazione di settore, a conferma di come l’azione istituzionale delle singole Amministrazioni debba tenere conto ed essere orientata alla luce delle finalità e degli obiettivi unitariamente definiti in sede di pianificazione governativa.

Sul piano normativo, si tratta di un atto che sorge a seguito dell’adozione del decreto legge 11 novembre 2022, n. 173, attraverso il quale il Governo ha inteso rafforzare il proprio operato in materia di politiche per il mare per la transizione energetica attraverso l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri del Comitato interministeriale per le politiche del mare (Cipom), con il compito di assicurare, ferme restando le competenze delle singole amministrazioni, la definizione e il coordinamento degli  indirizzi strategici delle politiche del mare.

La funzione essenziale del Cipom è quella di provvedere, con cadenza triennale, alla elaborazione e approvazione del “Piano del mare”, in tale modo definendo gli indirizzi strategici componenti la politica marittima nazionale.

Orbene, si è detto che per la prima volta l’Italia si è dotata di un Piano del mare che, stando al contenuto della nota di presentazione che accompagna il testo normativo, si sviluppa intorno a sedici direttrici, riguardanti gli spazi marittimi, le rotte commerciali, i porti, l’energia proveniente dal mare, la transizione ecologica dell’industria del mare, la pesca e l’acquacoltura, la cantieristica, l’industria armatoriale, il lavoro marittimo, la conservazione degli ecosistemi e le aree marine protette, la dimensione  subacquea e le risorse geologiche dei fondali, il sistema delle isole minori, i turismi e sport del mare, i cambiamenti climatici, la  cooperazione europea e internazionale e la sicurezza.

A ben guardare, dunque, il protagonista del piano non è il “mare” nella sua accezione assoluta ed isolata, bensì è il “mare” in senso trasversale, poiché comprensivo di tutti i fattori ambientali che lo compongono: si potrebbe, dunque, affermare che la novità di rilievo sta proprio nella visione globale della risorsa ambientale, cui il legislatore ben comprende le potenzialità per l’implementazione della transizione energetica.

Soffermandosi sul contenuto del Piano, nella parte introduttiva del documento emerge una delle finalità ovvero quella della “tutela e valorizzazione della risorsa mare dal punto di vista ecologico, ambientale, logistico, economico“. Ciò determina più azioni da attuare, quale quella dello sviluppo dell’energia derivante dal mare. Basti pensare che il Piano stabilisce espressamente, per quanto concerne la componente energetica, che “L’Italia per conformazione e posizione geografica è il candidato ideale a diventare l’hub energetico meridionale dell’Europa … Nel contesto della nuova strategia di sviluppo energetico dell’Italia, il mare può dare un contributo decisivo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, quali i parchi eolici offshore ed il moto ondoso, sempre più importanti nel mix energetico a livello europeo e, pur con un passo più rallentato, dell’Italia“.

Il Piano del mare fa emergere due obiettivi strategici che il legislatore ha inteso perseguire con questo nuovo strumento di pianificazione:

  • il primo, ovvero che la transizione ambientale ha un “tratto” di colore blu che passa attraverso una tutela rafforzata del mare in ogni sua componente;
  • il secondo, ossia quella di esprimere una visione armoniosa, alta e onnicomprensiva della risorsa marina che, purtroppo, oggi è assente.

(G.U.R.I. n. 248 del 23.10.2023)